Il cane e la proprietà: riflessioni bioetiche sul concetto di possesso
- Pier Paolo Perisotto
- 22 mar
- Tempo di lettura: 4 min

Il concetto di possesso
Il concetto di "possesso" di un cane è stato per lungo tempo considerato un dato di fatto nella società umana. I cani, come altri animali domestici, sono stati giuridicamente classificati come "beni" di proprietà degli esseri umani, soggetti a regolamenti simili a quelli applicati agli oggetti materiali. Tuttavia, questo approccio è stato messo in discussione negli ultimi decenni, con il crescente riconoscimento del cane come essere senziente e con diritti propri.
La bioetica offre una prospettiva critica su questa tematica, sollevando domande fondamentali: può un essere senziente essere considerato una proprietà? Quali sono le implicazioni etiche di considerare il cane come un oggetto posseduto piuttosto che come un compagno di vita? Tentiamo di analizzare il concetto di possesso animale dal punto di vista etico, giuridico e filosofico, focalizzando la nostra attenzione su come il nostro rapporto con i cani sia in continua evoluzione e quali siano le sfide che emergono dal superamento di una visione puramente proprietaria del legame con questi animali.
Impatti legali legati al superamento del concetto di possesso
Il riconoscimento del cane come essere senziente e la progressiva eliminazione del concetto di possesso sollevano profonde questioni giuridiche. In molti paesi, il diritto ancora considera i cani come "beni", il che implica che possano essere oggetto di compravendita, eredità e perfino confisca. Tuttavia, con l’evoluzione della sensibilità etica e giuridica, emergono nuovi scenari legali:
- Diritto alla tutela giuridica autonoma: se il cane non è più un bene, ma un soggetto di diritto, chi deve rappresentarlo legalmente? Potrebbe essere istituito un sistema di tutela simile a quello per i minori o per le persone incapaci di intendere e volere?
- Modifica delle norme sulla responsabilità: attualmente il proprietario di un cane è legalmente responsabile del suo comportamento. Se il cane fosse considerato più come un individuo autonomo, potrebbe essere necessario riformulare le leggi sulla responsabilità per eventuali danni causati.
- Eredità e affido: alcuni paesi permettono già di includere gli animali domestici nei testamenti e di nominare tutori legali per loro. Questo sistema potrebbe essere ampliato con regole specifiche che garantiscano la continuità del benessere del cane dopo la morte del proprietario.
Protezione legale rafforzata per i cani
L’eliminazione del concetto di possesso aprirebbe la strada a una maggiore protezione giuridica per i cani, introducendo normative che impediscano il maltrattamento e lo sfruttamento:
- Divieto di allevamenti intensivi per la vendita di cani: le leggi dovrebbero regolamentare in modo più stringente l’allevamento, impedendo la selezione genetica dannosa e promuovendo l’adozione responsabile.
- Introduzione di obblighi giuridici per i tutori: chi vive con un cane dovrebbe essere obbligato per legge a garantire determinati standard di benessere, analogamente a quanto avviene per l’affidamento di minori.
- Possibilità di ricorsi legali per il cane: in alcuni paesi sono già stati avviati procedimenti per riconoscere il diritto di un animale a ricevere cure adeguate, opponendosi alle decisioni di un proprietario negligente.
Impatti culturali della fine del concetto di possesso
Oltre agli aspetti legali, il superamento del concetto di proprietà avrebbe profonde implicazioni culturali. Il modo in cui gli esseri umani percepiscono il loro rapporto con i cani è in costante evoluzione, e l’abbandono dell’idea di possesso potrebbe portare a un cambiamento radicale nella mentalità delle persone.
Modifica del linguaggio e del pensiero comune
Uno dei primi cambiamenti che si osserverebbero è una trasformazione nel linguaggio utilizzato per riferirsi ai cani. Oggi termini come "proprietario" e "acquisto" sono comunemente usati, ma un nuovo modello culturale potrebbe adottare termini come:
- Tutore al posto di "proprietario"
- Adozione al posto di "acquisto"
- Responsabilità condivisa al posto di "possesso"
Questi cambiamenti linguistici avrebbero un impatto significativo nella percezione pubblica del cane come essere senziente piuttosto che come oggetto.
Cambiamento nel modo di relazionarsi con i cani
Il passaggio da una relazione basata sul possesso a una basata sulla tutela porterebbe a:
- Un maggiore rispetto per le esigenze naturali del cane: più spazi dedicati alla socializzazione, più attenzione alla comunicazione interspecifica, minore imposizione di regole puramente umane.
- Una riduzione del numero di abbandoni: se le persone vedessero il cane come un individuo con diritti e non come un oggetto di proprietà, l’abbandono sarebbe considerato un atto ancora più grave e moralmente inaccettabile.
- Un aumento della consapevolezza sulle responsabilità: l’adozione di un cane sarebbe vista non come un diritto, ma come un impegno a garantire il suo benessere per tutta la vita.
Impatti psicologici della transizione da proprietà a tutela
Il modo in cui vediamo i cani non influisce solo sulle leggi e sulla cultura, ma anche sul nostro benessere psicologico. Il cambiamento nel modo di intendere il possesso del cane potrebbe avere effetti su più livelli:
Effetti sui tutori
Per molte persone, il cane è parte integrante della famiglia. Tuttavia, il concetto di possesso implica spesso una relazione gerarchica. Un modello basato sulla tutela e sulla reciprocità potrebbe favorire:
- Un attaccamento più sano: anziché vedere il cane come un essere da "addestrare e controllare", si potrebbe sviluppare una relazione basata sulla comprensione e sul rispetto reciproco.
- Maggiore empatia e responsabilità: le persone sarebbero più propense a rispettare le esigenze del cane piuttosto che imporre i propri desideri.
- Minore senso di "diritto" sul cane: oggi alcune persone credono di poter fare qualsiasi cosa al loro cane perché "gli appartiene"; un cambio di mentalità ridurrebbe atteggiamenti autoritari e coercitivi.
Effetti sul benessere dei cani
Se i cani fossero percepiti meno come oggetti e più come esseri senzienti con necessità e diritti, potrebbero beneficiarne in vari modi:
- Meno stress e maggiore libertà di espressione comportamentale
- Maggiore accesso a cure veterinarie appropriate
- Migliore qualità della vita grazie alla riduzione di addestramenti coercitivi
In conclusione: possesso o coesistenza?
Il concetto di "possesso" dei cani sta gradualmente lasciando spazio a un'idea più avanzata e rispettosa della loro natura di esseri senzienti. La bioetica ci insegna che i cani non sono semplici "proprietà", ma individui con bisogni, emozioni e diritti propri.
Se vogliamo costruire una società più equa e rispettosa verso gli animali, dobbiamo rivedere il nostro linguaggio, le nostre leggi e le nostre abitudini, passando dal concetto di possesso a quello di responsabilità e tutela. Solo così potremo garantire ai nostri compagni di vita il rispetto e la dignità che meritano.
Pier Paolo PERISOTTO
Docente e Formatore OPES Cinofilia
Tecnico in Riabilitazione Comportamentale
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